31 Mag 2022
Di
Federica Verona

Super 0.0 per un laboratorio di formazione permanente sulla città

Il 6 settembre 2021 abbiamo pubblicato una lettera alla città e a chi, da li a pochi giorni, l'avrebbe governata. Abbiamo provato a fare un esercizio corale e collettivo chiedendo a tutte le realtà che abbiamo incontrato in questi anni di viaggio, con Super il festival delle periferire, di contribuire con una visione, un commento oppure un'esperienza personale. Sono arrivati circa 25 contributi ricchi di spunti e proposte che abbiamo provato a rileggere e rielaborare con l'intento di organizzare un pomeriggio di discussione e per costruire un osservatorio collettivo che guardi la città i suoi ritmi, le cittadinanze che la abitano con lo sguardo di chi, la città, la fa tutti i giorni. Gli amici di Nuovo Armenia hanno deciso di supportarci mettendoci a disposizione i loro meravigliosi spazi di cui si prendono cura con fatica e amore ogni giorno.

Il 10 giugno, quindi, dalle 14.00 alle 19.00, in Via Livigno 9 tante saranno le voci ad alternarsi durante il pomeriggio. Eccovi il programma.

Super 0.0

Per un laboratorio di formazione permanente
Un pomeriggio di incontri, scambi e riflessioni per costruire un osservatorio collettivo che guardi la città, i suoi ritmi, le cittadinanze che la abitano, con lo sguardo di chi fa la città tutti i giorni.

Luogo: Nuovo Armenia, Via Livigno 9, Milano

PRIMO PANEL

A chi serve la città vincente? 
Inizio panel 14.00 / Fine panel 14.45
Moderazione Panel: Laura Petracchi (Super il festival delle periferie) 

Speech:
Yessica Zuleima Avelar Aviles (Ass. mujeres migrantes en Italia cristianas)
Discussant: 
Franz Purpura (Rob de Matt) 
Gianluca Ruggieri (ènostra)
Virginia Cobelli (consulente e formatrice in percorsi di formazione professionale) 

Networking & Restituzione

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SECONDO PANEL

"Non di sola rendita si vive” 
Inizio panel 15.30 / Fine panel 16.15
Moderazione Panel: Federica Verona (Super il festival delle periferie) 

Speech:
Andrea Fumagalli (Università di Pavia) 

Discussant: 
Alessandro Maggioni (Consorzio Cooperative Lavoratori/ Confcooperative Habitat) 
Gianluca Rapaccini (Terrapreta Aps/Comitato La Goccia) 
Clara Sistili (Brigate della solidarietà)

Networking & Restituzione

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TERZO PANEL

Responsabilità civica, politiche e radicamento 
Inizio panel 17.00 / Fine panel 17.45
Moderazione Panel: Carlo Venegoni/Super 

Speech:
Antonella Bruzzese (Politecnico Milano)

Discussant: 
Dino Barra (La Città del Sole - Amici del parco Trotter) 
Luca Cusani (Cinevan) 
Rahel Sereke (Consigliera Municipio 3 / Cambio passo) 

Networking & Restituzione

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QUARTO PANEL

"Per un’idea di laboratorio permanente
Inizio panel 18.30 / Fine panel 19.15 
Restituzione panel precedenti: Federica Verona (Super) Carlo Venegoni (Super) Laura Petracchi (Super)
Ospiti: 
Massimo Bricocoli (Dastu, Politecnico Milano)
Gaia Romani  (Assessora ai servizi civici e generali, Comune di Milano)
Valeria Verdolini (Università Bicocca)
Bertram Niessen (CheFare)
Gina Bruno (Nuovo Armenia)

Modera
Luca Misculin (Il Post)

La giornata è a cura di Super il festival delle periferie (Chiara Lainati, Federica Verona, Carlo Venegoni, Laura Petracchi)

A chi serve la città vincente? 
(Laura Petracchi)

Superare la dicotomia tra città che sale e città immobile, una stessa Milano che va a molteplici velocità. Una città marcata da disuguaglianze che assumono diverse declinazioni: economiche, sociali, culturali, di genere. Sebbene ci interessi restituire la complessità di un territorio urbano così denso come quello di Milano, con la complicità delle crisi che investono la contemporaneità, i cittadini e le cittadine che vivono alle velocità intermedie sembrano spostarsi sempre più verso gli estremi: veloce e lento, ricchezza e povertà, accesso alle risorse - economiche, sociali, culturali, relazionali, di servizi, abitative - e non accesso alle risorse.
Lo storytelling di Milano dipinge una città all’avanguardia, in continua crescita, continuamente aperta alle innovazioni. Il fatto che questo volto di Milano sia innegabile rende il gap tra chi può accedere a questa città e chi non può ancora più marcato.
“Solo chi guarda alla città con gli occhi strabici dell’ideologia può negare come Milano sia oggi una città attrattiva, dinamica, io credo anche bella. Una città che si è costruita una narrazione positiva e vincente. Tuttavia, mai come ora Milano è esposta a rischi di polarizzazione sociale e spaziale che la pandemia non ha fatto che amplificare” scrive Gabriele Pasqui.

Si assiste a una pericolosa sovrapposizione di posizionamenti fragili che rinforzano i meccanismi di espulsione dai luoghi e dalle dinamiche che reggono la città che corre. Cultural - nelle sue multiple declinazioni - divide , social divide, labour divide, housing divide, educational divide, digital divide sono soglie sempre meno porose. 

“A Milano, come in tutte le aree metropolitane, la disuguaglianza economica e sociale è in stretta relazione con la disuguaglianza educativa” scrive Tosoni e certamente la pandemia ha esasperato le difficoltà nei percorsi di crescita di bambini e adolescenti, la possibilità di rispondere delle famiglie con - sempre maggiori - difficoltà economiche, abitative e relazionali, ci ricorda Mitades. La disuguaglianza socio-economica è sempre più correlata ai luoghi in cui si abita e, dunque alla povertà abitativa e in molti casi collegata al background migratorio. 

Si ha sempre più spesso l’occasione di parlare con taxisti che rifiutano la corsa se il cognome di colui che prenota richiama paesi lontani, sempre più spesso si incontrano genitori che scelgono le scuole in cui mandare i propri figli sulla base di quanti bambini stranieri e provenienti da famiglie in difficoltà socio economica sono iscritti al plesso - tema su cui ci invita a riflettere anche Sachero. Sempre di più i luoghi della cultura di Milano sono poco accessibili, anche quelli cosiddetti ibridi che tendono a replicare instancabilmente il “modello Milano” su cui stiamo provando a riflettere.

Sempre di più le innovazioni legate alla mobilità urbana sostenibile parlano e rispondono ai bisogni di una popolazione benestante, smart, single, giovane e prevalentemente maschile e che abita dentro o poco fuori la circonvallazione esterna. Seguendo lo stimolo di Gianluca Ruggeri che ci invita ad accendere i riflettori sulle sfide legate alla povertà energetica e sui modi in cui la transizione energetica viene agita, ci chiediamo a chi parlano le transizioni sostenibili in ambito urbano.
“A cosa serve una città vincente?” ci chiede Angelo Miotto nel suo contributo. Potremmo aggiungere a chi serve una città vincente, a che bisogni risponde, quali risorse ascolta ed è capace di attivare. Come ci muoviamo per leggere e identificare le forme che assumono disuguaglianze ed esclusioni/espulsioni e le fragilità strutturali che le sostengono? Quali sguardi, strategie e soluzioni trasversali e orizzontali dobbiamo agire?

"Non di sola rendita si vive” 
(Federica Verona)

Abbiamo parlato nel testo della nostra lettera collettiva della città che sale e del suo narcisismo, del valore immobiliare in aumento e della gentrification che interessa ormai molti quartieri periferici di questa città trasformandone l’originale identità in una nuova narrazione” che in breve tempo è passata dall’ossessione per le periferie” alla valorizzazione e brandizzazione di alcuni quartieri. 

Abbiamo osservato come la trasformazione delle grandi aree urbane rischi di alzare il costo della vita anche per chi vive nei limitrofi contesti popolari la cui riqualificazione rischia di fare aumentare il valore degli immobili creando mercati inaccessibili a chi, a Milano, non può permettersi un affitto ai prezzi di mercato correnti.

Tanti sono stati i contributi alla lettera da parte delle realtà che in questa città si muovono, attivano, propongono progetti e, con fatica, spesso anche li realizzano. 

E’ dai loro scritti che emerge la necessità innanzitutto di ragionare in maniera precisa sul significato di “città a quindici minuti” come evidenzia Luca Rossetti di B-Cam secondo il quale è importante dare spazio e tempo a dialoghi con chi si impegna nei territori con l’obiettivo di valorizzarli cercando di intervenire in ambiti di supporto sociale, sussidiario, psicologico e psichiatrico con servizi che siano un sostegno per chi vive la città. In una dimensione diversa del racconto tutto da reinventare senza creare separazioni ma con un ruolo del Pubblico che dovrebbe essere quello di calmierare e non costruire narrazioni che separano le classi, come dice Mario Donadio, uno dei volontari più generosi che Milano conosca . Ma di classi appesantite dagli affitti che non riescono a pagare in una Milano, dove la rendita fondiaria la fa da padrona parla anche Alessandro Maggioni, presidente di CCL e di Confcooperative Habitat. Maggioni si augura che si riparta da un dibattito politico serio sul tema casa anche a livello nazionale partendo dal caso milanese dove si potrebbe rilanciare l’edilizia convenzionata e agevolata tirando le redini al mercato immobiliare e con il coraggio di ridurre un poco l’edilizia “libera” riattivando forme di abitare più accessibile ai più. Tra i contributi alla lettera, anche il tema ambientale è emerso con forza grazie alla voce del Comitato La Goccia che sottolinea come lo sviluppo e ancora la rendita fondiaria negli anni abbiano teso ad una dimensione di sottomissione della natura a favore di estrazione di valore.

E se anche l'impegno collettivo viene capitalizzato dal mercato immobiliare, dal meccanismo "oggettivo" del mercato, quello che serve è richiamare la responsabilità del “soggetto pubblico” per dare ruolo alle antenne del territorio anche per evitare di espellere le fasce sociali più fragili dai quartieri che di più subiscono la trasformazione della città, ci dice Gabriele Pasqui. Tuttavia Milano è una città oggi attrattiva, dinamica e bella, una città che si è costruita una narrazione vincente, ma ora più che mai è esposta a rischi di polarizzazione sociale e spaziale che la pandemia ha ampliato. Bene infatti raccontano nei loro contributi sia Gina Bruno che Nolo Social Destruct quali effetti dal punto di vista sociale le grandi trasformazioni e i rebranding stiano portando in quartieri come Loreto/Via Padova e Dergano da cui temono di essere presto espulsi perché il costo della vita si alza, nonostante ciò che fanno e attivano nei loro quartieri cerchi in tutti i modi di prevenire la gentrificazione negativa. Serve quindi chiamare le periferie con il loro nome, non basta trasformarle in quartieri per risolvere i problemi, serve un ruolo del pubblico proattivo che dia spazio a ciò che nelle periferie con fatica si progetta, servono azioni politiche precise sull’abitare, sulla casa e serve uno sguardo lungimirante sulla città metropolitana e sul suo futuro ruolo e come ben scrive Dino Barra del Parco Trotter “Dovremmo, soprattutto, richiamare alle sue responsabilità l'unico soggetto in grado di fronteggiare con strumenti adeguati i meccanismi di gentrificazione di cui noi stessi, a volte, siamo artefici: il soggetto pubblico, lo Stato, La Regione, l'Amministrazione Comunale, anche l'Amministrazione Comunale. Solo questo tipo di soggetti ha i mezzi per intervenire sull'hardware, dando ruolo e funzione anche alla nostra azione. 

Responsabilità civica, politiche e radicamento 
(Carlo Venegoni)

E’ un richiamo accorato quello indirizzato all’amministrazione comunale da parte delle associazioni che hanno risposto alla lettera di SUPER: un invito in primo luogo a prendere posizione, compiere scelte e cercare soluzioni alle sfide quotidiane poste dalla contemporaneità che viviamo (bolle immobiliari, aumento delle fragilità e marginalità urbane, espulsione dai territori). E’ infatti diffusa e crescente la sfiducia nei confronti dell'amministrazione comunale, percepita sempre più distante dai territori e dai loro problemi. Un’amministrazione pronta a fregiarsi della ricchezza espressa dalle realtà sociali attive quando c’è da promuovere l’immagine di una città costellata di iniziative, inclusiva e policentrica; ma distratta nei confronti delle necessità espresse da quelle stesse realtà e assente dalle periferie se non per grandi operazioni urbanistiche di rigenerazione urbana: un “tappeto di cemento” che però, come scrive Associazione ETC Cascina Martesana, spesso rischia di servire solo “per nascondere o spostare i problemi delle periferie”.

Chi avanza queste richieste e propone un cambio radicale di marcia all’amministrazione della città sono piccole e grandi associazioni, che non sempre fanno parte delle agende pubbliche come le grandi piattaforme di cooperative, ma che svolgono un ruolo fondamentale nei processi di infrastrutturazione sociale. L'emergenza COVID prima, e ora anche la crisi in Ucraina, hanno fatto emergere la potenza di questa componente ma anche le grandi difficoltà a rientrare in un disegno della città sotto pressione per l'emergenza. “Su alcune cose, l'attivismo dal basso non ce la fa, alcune cose non le controlla proprio.” dice l’Associazione Parco Trotter. Non è però un gettare la spugna, ma piuttosto un prendere coscienza dell’altezza dell’asticella e della necessità di continuare a mettersi in gioco, con impegno e immaginazione, per trovare nuove modalità e strategie originali per dare il proprio contributo in ogni frangente. Offrendosi come  “strumenti di prossimità” (come proposto da Threes Productions) per un soggetto pubblico che voglia misurarsi con queste sfide, “antenne” attraverso cui raccogliere informazioni, bisogni e desideri  preziosi per avviare analisi e percorsi di co-progettazione intersettoriali mai provati prima, che integrino uffici e organici di diversi assessorati del Comune, realtà del territorio e cittadini. Una vera e propria territorializzazione della politica, un’integrazione di politiche abitualmente afferenti a diversi settori (abitare, educazione, salute mentale solo per fare qualche esempio) che inauguri nuove prassi e approcci sistemici, affinchè da questi possano discendere politiche efficaci e vicine ai bisogni effettivi del territorio.

La città che viviamo negli ultimi 10 anni di governo è cambiata: l’avvio di sperimentazioni come il bilancio partecipativo, i patti di collaborazione, i piani dei quartieri, strade e piazze aperte, hanno mostrato il potenziale ancora largamente inespresso di processi di capacitazione e partecipazione con la co-responsabilità di pubblico e privato - come riconosce anche Davide Fassi di Off Campus Nolo . Di questi strumenti però non è ancora chiaro quali siano i risultati raggiunti, quali i contesti e le condizioni in cui hanno dimostrato la loro efficacia, quali abbiano trovato una loro sostenibilità istituzionale e/o economica, quali i fallimenti e i successi. La sensazione è che la città sia più in grado di immaginarsi e farsi bella della capacità di innovare, che non di far realmente atterrare e radicare queste innovazioni. Accanto a questo resta la burocrazia, lacci e lacciuoli in costante riproduzione, che continuano a  ostacolare il lavoro delle organizzazioni medio-piccole “dal basso”.  

Serve una città che faccia scelte più coraggiose, con osservatori diffusi e radicati nei quartieri, che focalizzi la sua attenzione a rinnovarsi nella sua capacità co-progettuale tra pubblico e privato e tenga traccia di fallimenti e successi con una prospettiva di lungo periodo. Tutto questo, in un momento in cui “servono come il pane politiche integrate che comportino un significativo cambio di passo da parte della macchina comunale e delle regole, risorse e prassi che ne presiedono il funzionamento” (Cooperativa B-CAM).

Perchè questo ruolo non darlo ai Municipi che presiedano e curino  le reti locali per restituire una lettura critica di quello che si muove?

Per un laboratorio di formazione permanente

E’ possibile pensare di costruire una piattaforma di scambio attenta e continua che si basi sull’analisi dei dati, sulle esperienze concrete, sull’ascolto dei punti di vista dal basso per mettere a sistema le esperienze positive ma anche i fallimenti (spesso rimossi) di questa città ? Come possiamo organizzarci?

Crediamo infatti che solo con queste consapevolezze chi costruisce la città possa davvero contribuire e collaborare verso un’agenda comune con un impatto reale sulla città.  La nostra proposta è di cominciare a sperimentare un presidio di quello che succede in città a livello di politiche e di iniziative private e pubbliche intorno ai temi che abbiamo trattato sopra e di rilevare periodicamente gli stati di avanzamento. 


Per rispondere a questa domanda abbiamo coinvolto alcuni osservatori privilegiati, alcuni studiosi e attivisti della nostra città, con l’idea di intrecciare dati ufficiali ed esperienze concrete per capire insieme come costruire un laboratorio di formazione permanente metropolitano

 

 

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